/ LAVORO: IL SISTEMA NON FUNZIONA. SERVE UNA RIFORMA E POLITICHE ATTIVE PER CHI PERDE IL LAVORO

Pubblicato il 5 Agosto 2020 in Lavoro e previdenza

“Per quanto riguarda la riforma degli ammortizzatori sociali, noi abbiamo presentato la nostra proposta al governo. Non è il momento dello studio ma delle decisioni. Anche nel merito poi si sta andando nella direzione sbagliata. Così il Presidente Bonomi, nell’ambito della sua intervista al Corriere della Sera, all’indomani dell’incontro di Confindustria con il Ministro Catalfo. “Su 100 euro spesi per il lavoro – ha spiegato Bonomi-  l’Italia ne mette 98 per le politiche passive e 2 per quelle attive. Ma non c’è alcuna intenzione di mettere mano a questa situazione. Anzi: si vara uno scostamento di bilancio da 25 miliardi per distribuire altre risorse a pioggia. Nessuno vuole abbandonare chi è in difficoltà. Al contrario, si tratta di introdurre soluzioni efficaci perché il sistema attuale evidentemente non funziona. Tiene tutti fermi al lavoro dov’era e com’era, invece di formare e riorientare verso un nuovo impiego. La proposta di Confindustria prevede invece di distinguere le crisi irreversibili, da gestire con una Naspi riformata. Attenzione: in questo caso però l’assegno andrebbe subordinato all’esercizio della condizionalità: se mentre viene percepita la disoccupazione si rifiuta un posto di lavoro, si perde il contributo. Dove invece ci sono crisi reversibili ha senso usare la cassa integrazione. Non innumerevoli tipi di cassa come oggi, ma uno soltanto. Le imprese sprecano troppo tempo ed energie con un sistema complicatissimo. Dobbiamo mettere in campo una riforma delle politiche attive che offra a tutti i disoccupati l’assegno di ricollocazione e non solo a chi ha il reddito di cittadinanza – ha aggiunto Carlo Bonomi. Sui contratti: “vanno rinnovati introducendo parametri adeguati al contesto, la produttività in primisE comunque gli aumenti dovrebbero essere erogati a livello aziendale. La contrattazione aziendale è molto più presente di quanto non si dica. La strada è questa.”

Fonte: Confindustria